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BringBackOurGirls – le ragazze della Nigeria

Sono quasi 300 le ragazze rapite, tra il 14 e il 15 aprile, nel dormitorio di una scuola in Nigeria. Rapite da uomini armati di kalashnikov e una fede fanatica. Le hanno caricate sui camion e portate nella foresta di Sambisa, dove sono ancora prigioniere.
Il sogno di un diploma per diventare un giorno avvocate, insegnanti, chirurghe fa paura ai terroristi. Nel video in cui rivendica il sequestro, il leader del gruppo Boko Haram dice ridendo: le ragazze sono fatte per diventare mogli — a 12 anni, anche a 9 — non per studiare, adesso troveranno un marito o saranno vendute al mercato. Boko Haram, una sigla che significa «l’educazione occidentale è peccato», combatte e minaccia la popolazione da anni con l’obiettivo di creare nel Nord un’area
integralista islamica. Ma questa non è una storia di musulmani contro cristiani. L’elenco di quei nomi, pubblicato dalla Christian Association of Nigeria, dimostra che le ragazze sono cristiane e musulmane. È una storia contro l’educazione, soprattutto contro l’educazione delle bambine. Una storia per il potere, che passa dal controllo delle donne. Come è successo in Pakistan con Malala, colpita da una raffica in faccia; come succede in Afghanistan dove in alcune zone le studentesse vengono punite con
l’acido.

#BringBackOurGirls
La mobilitazione è partita dalla Nigeria ed è arrivata sui media internazionali ha cominciato a contagiare la rete, sono state divulgate petizioni da ogni parte del mondo .

ADGI Milano ha firmato e sostiene la divulgazione della petizione.

Nicholas Kristof sul New York Times e la giovane Malala.
“Vogliono fermare l’istruzione per le ragazze? E noi mandiamole a scuola: tutte, a lungo, libere, sempre di più, anche in Occidente. Perché un libro nelle mani di una bambina che sa quello che vuole è più potente di cento droni contro il terrorismo”.

Malala

(Fonte il Corriere della Sera del 8/05/2014 – articolo di Barbara Stefanelli)